Autoritario o Autorevole
Autoritario o Autorevole: ottenere con la forza del braccio o la pregnanza del sorriso?
Tra le varie esperienze che ho vissuto nel mio cammino terreno, quella totalizzante è stata salire sul Podio.
Non il podio bramato di chi conquista una medaglia olimpica dopo anni di duro allenamento e dedizione: quello altrettanto degno del Direttore d’Orchestra.
In verità, se devo aderire alla cronaca, il mio primo “simil-podio” arrivò a 17 anni quando iniziai a dirigere un Coro Polifonico, costituito da un gruppo di ragazzi del mio paese.
Far eseguire composizioni tratte dall’antologia polifonica rinascimentale a quei giovincelli ignari, non fu certo facile impresa. Né per loro né per me, costretto a imporre lezioni di tecnica vocale e di alfabetizzazione con rigore inflessibile, per mascherare le incertezze delle mia acerba preparazione. Tuttavia, la passione era tale che mi perdonarono anche le sbavature.
Il vero podio arrivò cinque anni dopo, quando nacque la Jaunesse Ensamble: una piccola orchestra giovanile composta da una ventina di studenti del Conservatorio di Torino, che accettarono di prendere parte all’impresa.
Grazie agli anni di studi e alla pratica, mi sentivo più sicuro e potevo allentare la forza del braccio per adottare la tecnica persuasiva dell’autorevolezza. Volevo fidelizzare i musicisti, perché avevo capito che era la strategia vincente.
La vera svolta avvenne durante il Corso di Direzione d’Orchestra per il Teatro Lirico.
A quel tempo avevo trent’anni ed ero diventato grande: anche perché “alto” non lo sono stato mai! Come disse piccata Paola Borboni a Renato Rascel, che impudentemente le aveva dato della “scorbutica vecchiaccia” nel corso di una schermaglia, nata durante le prove di Rugantino.
In quegli anni sperimentai l’ebrezza di gestire un’orchestra di scalmanati giovanotti che, come tradizione vuole, aspettavano una distrazione del direttore di turno, per vendicarsi se avesse utilizzato la frusta.
Sono passati un po’ di anni da quella realtà ma sono sicuro che da quell’esperienza ho imparato una grande lezione: quando sei autorevole e vesti il ruolo nella sua interezza, ottieni il rispetto con la pregnanza del sorriso.
Ma… se sali sul podio con fare autoritario e utilizzi la forza del braccio, potresti finire come il Tenente di Vascello William Bligh – magistralmente interpretato da Anthony Hopkins nel film il Bounty – che nell’esercitare il comando con sprezzo e arroganza, provocò il più disastroso ammutinamento che la storia della marina inglese ricordi. Evento del quale sono state girate ben tre pellicole in anni diversi.
Certamente lo scorrere del tempo e l’avvicendarsi degli eventi muta le usanze e i costumi.
Però, come dato di cronaca e senza scivolare nella melense nostalgia, mi ricordo che nelle sagre di paese, la sera dell’inaugurazione, salivano sul palco le Autorità: il Sindaco il Parroco, il Direttore della scuola, il Presidente della Pro Loco.
Persone che rappresentavano degnamente il loro ruolo perché, pur nella diversità delle loro mansioni, erano coerenti con il ruolo stesso.
E anche quando lo esercitavano con piglio severo, dal loro “fare” non traspariva alcuna protervia, perché ritenuta fuori luogo.
Oggi, nella moderna comunicazione visiva come la chiamano gli addetti ai lavori, non vedo salire sul palco le Autorità, ma delle persone autoritarie.
Che è ben diverso perché: la persona autoritaria veste il ruolo con piglio dispotico e ampollosa veemenza.
Atteggiamenti che al primo impatto potrebbero incutere rispetto o addirittura timore, invece palesano tutta la fragilità della persona, nonostante sia stata insignita con alamari e mostrine.
Quando vedo le plateali esternazioni durante i pochi servizi televisivi che ancora seguo, nessuno me ne voglia, io sorrido.
Può sembrare dissacrante ma non posso fare a meno di sorridere visto che l’ironia, e ancor prima l’autoironia, sono state da sempre le mie predilette.
A questi “signori” vorrei suggerire di compiere un atto di umile consapevolezza: rivedere i filmati che li ritraggono durante l’espletamento delle loro funzioni istituzionali, con la stessa profondità critica di Gian Luigi Rondi. Giornalista cinematografico, ligio e saggio, che amava ritirarsi nel privato della sua sala di proiezione, quando doveva visionare un film e farne un’attenta recensione.
Forse…potrebbero imparare molte cose.
Tornando alla musica devo precisare che: dei tanti direttori che hanno calcato le tavole dei Teatri più prestigiosi del mondo, quello che ritengo sia l’incarnazione dell’autorevolezza è Leonard Bernstein. Uno Chef d’Orchestre, se vogliamo dirla alla francese.
Musicista eclettico, Pianista e Compositore, che sebbene abbia diretto eventi memorabili come la Nona Sinfonia di Beethoven a Berlino nel 1989 – anno della caduta del Muro – della sua ironia non ha mai fatto mistero.
Tanto che negli ultimi anni di carriera, quando ormai il suo carisma era in ossidabile, si permetteva di indossare sotto il Tight corpetti damascati multicolori, senza per questo perdere la dignità del suo ruolo.
Come fa l’inossidabile Queen Elizabeth quando indossa con disinvoltura gli sgargianti tailleurs di alta sartoria, nonostante i suoi 94 anni suonati.
Capi che vestiti da qualunque altra donna sarebbero ridicoli, mentre indossati da lei diventano la sua cifra stilistica.
Un vero mito del fashion!
Concordo pienamente con il tuo pensiero
Sono convita che le persone autorevoli possono veramente modificare il corso degli eventi in modo strutturato perché godranno di rispetto e stima
Le persone autoritarie non sono altro che dittatori arroganti e accolti solo per timore di ripercussioni
La storia ci insegna quale è la fine degli uni e degli altri