Integralità o Integralismo
Integralità o integralismo: coerenza cognitiva o fanatismo senza dialettica.
Il cursore dello schermo su cui mi accingo a scrivere l’articolo pulsa incessantemente, e io mi interrogo:
è ancora attuale parlare di integrità come scelta coerente a un modello, o è fuori moda come i Pigiama Palazzo dei ruggenti anni settanta.
È ancora utile parlare di integrità morale, o il concetto suona stonato come una chitarra scordata che non suona da tempo.
Per questo “giro” non ho scelto la paternità biologica, però sono stato padre putativo per molti allievi che ho incontrato negli anni della scuola. I miei amici, quelli che hanno dei figli (biologici) in età critica, mi confidano quanto sia difficile trasmettere dei concetti fondamentali, tra i quali l’integrità è un caposaldo.
Trasmettere l’essenza del messaggio è una fatica perchè devi andare controcorrente, e saper ribattere con coerenza quando i figli ti dicono: tu parli bene, però i miei compagni e i miei amici non la pensano tutti così.
Desistere o passare al contrattacco? Meglio il contrattacco!
Opinione condivisa anche dai pedagogisti dell’età evolutiva, che – bontà loro – confermano l’utilità di dare forza al concetto per irrobustire la personalità del “pargolo”; che ormai indossa disinvolto una folta barba nerboruta.
È nello scambio dialettico che il concetto prende forza, e diventa testimonianza di senso. In particolare quando si rispettano i canoni della reciprocità, senza scadere nella violenza verbale.
L’integrità non è un valore astratto. L’integrità è un vero e proprio stile di vita.
Vi rassicuro: non sono certo quello che sale in cattedra e ammonisce come un nostalgico Savonarola. Anzi, ingenuamente non vedo il male là dove non c’è. E non sono sospettoso solo per il gusto di instillare il dubbio nell’altro.
Preferisco sbagliarmi piuttosto che dare la caccia alle streghe, perché nel mio strumento il tasto del “sospetto” non emette alcun suono. Resta muto.
Certo, professare l’integrità non significa essere senza peccato. Però, ammettere la colpa, riparare il danno e tornare sulla strada maestra con fierezza, fa la differenza.
Ecco perché sono visibilmente infastidito da chi sfodera Excalibur e autorizza il brando, a difesa di un’integrità che non ammette deroghe.
Qui non si tratta di integrità ma di integralismo: che è tutta un’altra faccenda.
Una faccenda pericolosa! Da qualunque parte del mondo arrivi e qualunque idea difenda.
La violenza ha il sapore della repressione e – scusate l’affondo – nasconde dietro l’agito convulso tutta la fragilità della motivazione che il gesto stesso rappresenta. Che sia una spada o un simulacro, la sostanza con cambia.
…Le persone che mi sono vicine mi ritengono un uomo di carattere.
E, come dice il proverbio: l’uomo di carattere non ha mai un bel carattere.
Tuttavia vi confesso che nel tempo mi sono allenato per passare dall’intransigenza alla tolleranza.
Perciò – come dicono i puristi – adesso sono nell’accoglienza.
Però ribadisco che: ogni ideologia manifestata con rabbiosa prepotenza stravolge l’equilibrio delle cose. E chi era dalla parte della ragione, si trova inesorabilmente dalla parte del torto.
Vi tranquillizzo: non sono scostante perché mi è rimasta una lisca di Triglia infilata nella gola. Semplicemente, quando tratto temi così importanti, in me si riaccende l’ardore della passione. Sebbene sia consapevole che i tempi della contestazione sulle barricate – almeno per me – sono finiti.
A proposito di integra coerenza: per alcuni anni ho avuto il privilegio di insegnare in una scuola, dove ogni compagine era perfettamente coerente al suo modello rappresentativo. In pratica, ognuno svolgeva la propria mansione con dovizia, senza invadere il terreno dell’altro.
I colleghi erano preparati e svolgevano il loro lavoro con entusiasmo. Gli allievi erano attenti in classe e studiavano con interesse a casa; anche i più recalcitranti.
I genitori erano collaborativi e riconoscenti. E la Preside – come veniva chiamata allora – governava con piglio deciso, ma era sempre la prima ad arrivare e l’ultima lasciare l’Istituto.
Ingredienti insostituibili per confezionare un prodotto di alto profilo. Scolastico, culturale e formativo.
Certo, non era il mondo fatato di Amelie e non sono mancati i contrasti o le accese discussioni. Però nessuno si è mai permesso di imporre la sua idea con saccente tracotanza.
Più volte mi sono chiesto se questa esperienza ha lasciato un segno in quei ragazzi, che ora sono genitori e adulti realizzati.
La risposta mi è arrivata qualche anno fa, quando per il mio compleanno ricevetti una mail da un mio ex allievo, che mi porgeva i suoi auguri.
È stata una gradita sorpresa. Uno dei regali più commoventi che abbia mai ricevuto.
Era un sincero ringraziamento che nel testo rispecchiava l’essenza di quanto avevamo trasmesso loro.
Adesso che ci penso: forse dovrei farla leggere alla mia collega integralista vegana, che ogni tanto incontro al bar sotto lo studio.
Quella che mi guarda con algido diniego quando ordino la paillard al sangue con le patate.
Così forse capisce che la mia non è una sfacciata provocazione, ma un’innocua trappola, tesa quasi per sfida, nella quale continua a cadere.
Fino a ieri…. se dovesse leggere l’articolo.