Chi nasce tondo non muore quadrato
Appena ho letto il testo del proverbio, mi sono immaginato un bimbo che tenta di far entrare un triangolo di legno in una forma quadrata.C’è quello che prova e riprova, finché capisce che non è possibile realizzare l’impresa. Poi si arrende.
C’è quello che prova per un po’ e non riuscendoci cerca una soluzione alternativa. Sceglie una forma diversa nella quale collocare il triangolo, o sostituisce il triangolo con una figura geometrica adatta alla forma prescelta.
Ingegno o semplice curiosità? Bella domanda! Forse, tutte due le cose.
Poco importa se ha sostituito la forma o l’oggetto. Sta di fatto che ha raggiunto il suo scopo.
Appaiare un oggetto alla forma geometrica corrispondente.
Alla luce dei fatti, dovrei modificare il Detto e scrivere: chi nasce tondo non muore quadrato, solo se non riesce a modificare il rapporto tra sè stesso e la realtà circostante. Perché, se si ostina nell’intento senza apportare alcuna modifica allora: non c’è speranza.
Un giorno mi hanno raccontato una simpatica storiella.
Due amici, Mario e Gino, vanno al cinema. Sullo schermo si proietta un film ambientato in un ippodromo.
La camera stacca sulla pista mentre due cavalli, uno bianco e uno nero, si sfidano al galoppo.
Gino chiede a Mario: secondo te, chi vince. Il cavallo bianco o quello nero?
Mario risponde: secondo me vince il cavallo bianco.
La corsa termina con la vittoria del cavallo nero.
Subito dopo Gino esclama: caspita, anche questa volta!
Mario gli chiede: perché ti stupisci?
Sai – dice Gino – il film l’avevo già visto.
Però questa volta ero sicuro che avrebbe vinto il cavallo nero!
Zygmund Baumann, Sociologo e Filosofo polacco, fu promotore di un concetto innovativo che chiamò “La società liquida”.
Un diverso modo di vivere i rapporti sociali, declinato dalla constatazione che nella società post-moderna tutto è in costante movimento.
I rapporti interpersonali si sono individualizzati, tanto che ogni di promessa risulta effimera. Soprattutto se proiettata in un lontano futuro.
Non sta a me generare un contraddittorio in merito al pensiero di Baumann. Però, il concetto di “società liquida” ha suscitato la mia curiosità.
Soprattutto perché si parla di un fluido. Un qualcosa che modifica la sua struttura e si adatta alla nuova situazione.
E a proposito di fluido: qual è l’elemento più comune che lo rappresenta?
L’ acqua, ovviamente.
Chissà quanti di voi sono rinati dopo un bel bagno caldo. O sono rinvigoriti facendo un tuffo nelle acque cristalline dei nostri mari.
Luciano De Crescenzo, scrittore napoletano acuto e ironico, nel 1981 scrisse un libro dal titolo: Zio Cardellino.
Lieve e scorrevole ma corredato di interessanti spunti di riflessione.
Tra questi, una simpatica diatriba tra il bagno e la doccia. Due diverse abitudini nel praticare il rito dell’abluzione.
Luca Parella – protagonista del libro – da libero sfogo al suo pensiero dicendo che, farsi il bagno o preferire la doccia, non è solo una questione pratica.
È una scelta concettuale.
Farsi la doccia è da milanese. Perché loro vanno sempre di fretta.
Preferire il bagno è partenopeo. Perché, per un napoletano, la fretta è un optional.
Ironia a parte, la mia attenzione ora si sposta sull’elemento che accomuna le due pratiche. L’ Acqua.
Un liquido incolore, insapore. Che assume la forma dell’oggetto che la contiene. Si trasforma in ghiaccio, neve, brina.
Ma, nonostante la camaleontica proprietà, è sempre la stessa: H2o.
Anche voi siete stupiti da questa considerazione?
Io, la trovo affascinante.
Cambiare forma, stato, dimensione restando comunque sè stessi è uno schianto!
Però, per poterlo fare senza rischi, bisogna conoscere la propria formula chimica. Il proprio Codice Personale.
Altrimenti, alla prima trasformazione si perde l’identità.
Ma… voi sapete qual è la vostra formula chimica?
Sapete qual è il vostro codice personale?
Mi sa che anche io dovrò fare una verifica.
Intanto, visto che sono agli “arresti domiciliari” mi avvio verso il bagno.
Apro il rubinetto della vasca e lascio scorrere un fiotto di acqua; confortevolmente calda.
Metto qualche goccia di essenza di lavanda, che rilassa i muscoli.
Qualche goccia di essenza di bergamotto per profumare l’ambiente.
Spengo il cellulare.
Spengo la luce.
Accendo una candela bianca.
E mi lascio mollemente scivolare nella vasca come Marat.
Auspicando di non fare la sua stessa fine.
Et voilà! Le jeux sont fait.
Non sarà come immergersi nel suntuoso idromassaggio del Burj al Arab di Dubai però, con un po’ di fervida immaginazione…
É sempre stimolante leggere gli articoli del Prof. Valsania!
Sapersi adattare ai cambiamenti, improvvisi, gratificanti o spiacevoli, è un’opportunità che ci porta alla nostra vera essenza quando vissuti con determinazione, coraggio e consapevolezza.
Giovanni
Ciao Giovanni, grazie del tuo commento. Sono concorde col tuo pensiero e con la tua analisi. Buona giornata.
Giovanni
Un bello spunto di riflessione: tutti noi, sia singolarmente che insieme, dovremmo cercare la nostra formula. Se no a forza di correre finiremo per schiantarci contro un muro. Forse questo dovrebbe essere il nostro scopo: capire di cosa siamo fatti, e cambiare forma senza cambiare nell’ essenza.
Ciao Emanuele, sono d’accordo sul fatto che potremmo sfaldarci anche come comunità. E questo non ci farà stare meglio…
Giovanni
Sempre ricco di buone riflessioni. Forse è proprio su questo che dovremmo concentrarci: trovare noi stessi e mantenere quel nucleo fisso, pur cambiando i contorni. Se non faremo così, con tutta la nostra fretta, andremo a sbattere contro un muro, sia singolarmente che come comunità