Salt of Life

11 Set 2020

Due cuori e una capanna

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Due cuori e una capanna…

Da una decina di minuti sto guardando il foglio bianco su cui dovrei scrivere l’editoriale di questa settimana – perché quando voglio andare di getto amo usare la penna – però non trovo un incipit convincente.
Rileggo più volte le parole del proverbio poi, d’un tratto, mi arriva l’ispirazione. Mi tornano in mente le parole che Gilda, protagonista femminile del Rigoletto di Giuseppe Verdi, canta qualche minuto prima di incontrare il suo spasimante Gualtier Maldè. Al secolo il Duca di Mantova, che si presenta sotto mentite spoglie.

“Signor né principe io lo vorrei, sento che povero più l’amerei”, canta lei.
“Gualtier Maldè mi nomino. Studente sono e… povero.” Le risponde lui.

 

Da quel tempo, molta acqua il Po ha portato al mare, o meglio il Mincio che si getta nel Po. Allora per unire due cuori bastava una capanna. Adesso non basta più!
Anzi, a volte non basta più nemmeno il Loft minimalista, arredato dall’Interior Design blasonato che va per la maggiore. Più somigliante alla hall di una clinica svizzera, che a un’alcova accogliente. Dove tutto è perfettamente in tinta ma si percepisce un’atmosfera terrea e priva di afflato.

È un’evidenza. Le cose cambiano e si trasformano. Come la coppia stessa, che resiste sempre meno all’usura del tempo: visto che la fatidica crisi del settimo anno bussa alla porta ben prima della scadenza.
E i piccioncini, con la stessa velocità con cui si sono giurati eterno amore, si rinfacciano torve insinuazioni, mentre nella foga di far prevalere la loro ragione, si scontrano come duellanti all’ultima tenzone. Senza che per l’ascolto reciproco si apra uno spiraglio di accoglienza.
Come si comportano gli opinionisti dell’ultima ora ospitati nei quotidiani talk show – chiedo venia al già citato Prof. Sabatini – che fanno da cattivi maestri.

“L’amore è eterno finché dura”, era un film di Carlo Verdone (2004), dove la tematica di coppia e la conseguente crisi era trattata con sottile ironia. 
Considerando i tempi, ho motivo di credere che nel gioco di coppia nulla va dato per scontato anzi, affinché l’unione resista, va rinsaldata e rinvigorita ogni giorno.
Non è necessario un diamante di Bulgari o una Mont Blanc con il pennino d’oro. Bastano piccoli gesti di attenzione verso l’altro, che testimoniano la presenza attiva. Certo, mi rendo conto che gli elementi di disturbo sono molti – i figli bipedi, i quadrupedi pelosi, la suocera vituperata, la mamma (quella di lui) onnipresente.
E se a questo si aggiunge l’usura del tempo, mantenere inossidabile la coppia è un’impresa galattica: considerando che anche le pentole Aeternum costate un botto si
arrugginiscono. Però la sfida è proprio questa: un dribbling da fuoriclasse che mandi direttamente la palla in rete.
Spesso sento dire: sono felice perché ho trovato la mia metà. L’altra metà della mela.

Che fortuna, mi viene da pensare!
Poi rifletto e mi chiedo: se anche tra i miliardi di persone che affollano il pianeta hai trovato la tua metà, significa che prima non eri completo?
E ora che ha trovato la tua metà, ti senti completo e appagato?
Oppure il bisogno di sentirti completo era così impellente da farti capitolare. E ora sfidi le leggi della Meccanica, cercando di infilare un bullone da 6 mm in una vite da 8?

Il rischio è in agguato. Occorre un’alternativa:
cercare l’altra mela, anziché l’altra metà della mela.

Quella che sta sull’albero vicino al tuo e che intreccia una parte della sua chioma con la tua.
Che affonda le radici nel terreno adiacente al tuo, però sta in piedi da solo perché il fusto è ben saldo.

… Immagino le due persone che compongono la coppia – al di là del genere – come fossero due colonne doriche. Salde sulla loro base, che svettano austere a sostegno del Timpano.
Ovviamente, se il Pronao poggia su un terreno “a rischio sismico” mantenere in piedi la struttura sarà più difficile.
Però se si utilizza l’ammorbidimento funzionale si evita la caduta rovinosa.

…“Il resto si dà poi” – cantava il sicario Sparafucile – sempre nel Rigoletto di Verdi.

Quanto a me – se mi è concesso condividere – ho deciso di prendermi un po’ di riposo.
Momentaneamente non pratico. Resto in attesa.
Tuttavia continuo ad allenarmi per mantenere la flessibilità delle articolazioni, del corpo e della mente.

Mi guardo attorno, presto attenzione e, sapendo che il frutto va colto maturo, da bravo scolaro controllo con diligenza il processo di maturazione.
Alla peggio, se dovessi accorgermi che il “punto di non ritorno” è imminente, posso sempre preparare una succulenta e genuina confettura.

Da gustare a colazione, spalmata su una fetta di pane casareccio.
È pur sempre un buon inizio!
Che ne dite?

1 Risposta

  1. Patrizia

    Caro Giovanni condivido in pieno il tuo pensiero :oggi le coppie si formano e si disfano in un nano secondo; non si ha più la volontà di impegnarsi per far funzionare la difficile arte di vivente in due
    Siamo troppo impazienti, distratti da troppi stimoli e poco inclini a metterci in secondo piano in favore dell’altro .
    Una coppia che funziona richiede impegno, dedizione e sacrificio
    ….la metà della mela esiste sul serio?
    Io sono più propensa a pensare che siamo fortunati se incontriamo una persona i cui difetti ci danno meno fastidio!!!
    Detto ciò avrei deciso che in questa vita ho già dato e rimarrò felicemente single fino alla fine!!

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