Salt of Life

30 Apr 2020

Solitudine o isolamento

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Solitudine o Isolamento: due modi diversi di vivere il contatto con il proprio Sé

“La vera felicità si raggiunge attraverso la pratica della solitudine” (Cechov)

Mai come ora siamo consapevoli che l’isolamento forzato ci porta inevitabilmente a fare i conti con la nostra solitudine. Fatto salvo per chi gode ancora del calore autentico del focolare, perché ha la famiglia tradizionale, per tutti gli altri – i cosiddetti Single – vivere quotidianamente il rapporto con la propria solitudine è una condizione imprescindibile.

Condizione che fino a poco tempo fa si smarcava con qualche uscita programmata. Dai “gettonatissimi” Apericena alle serate d’intrattenimento; dai corsi di Pilates a quelli di Yoga.

Tutto questo fino alla fatidica data del 12 Marzo 2020, (data del mio compleanno, ma vi esorto a non pensar male) che impose l’obbligo di restare a casa, isolandoci dal resto della comunità.
Così, anche se fai finta di non vederla, adesso la solitudine troneggia davanti ai tuoi occhi come il mitico colosso di Rodi.
Che fare? Lasciarsi scivolare nell’inedia che porta inesorabilmente verso l’autodistruzione o prendere di petto la situazione e cercare soluzioni virtuose.

Tornando alle parole di Anton Cechov mi sento allineato: quando si accoglie la propria solitudine nella sua totalità si può gustare la vera gioia.
Accoglierci in toto nel rispetto dell’unicità, è un passo importante per l’evoluzione, e necessario per accogliere l’altro senza riserve.
Diversamente si innesca un meccanismo perverso che sfocia nella chiusura e nell’isolamento.
Sarebbe come andare in spiaggia in un assolato pomeriggio di Agosto, indossando una muta da sub per evitare una fastidiosa scottatura, anziché spalmarsi una buona crema solare, fattore di protezione 50.
Perchè l’isolamento preventivo non contempla alcuna evoluzione, ma si limita a prendere le distanze dal problema, senza trovare un’alternativa resiliente.

Vivere in pienezza la solitudine è tutt’altra faccenda, perché mette in moto un processo alchemico che modifica lo stato delle cose. E attraverso l’utilizzo del “terzo elemento” che avvia la trasmutazione.
L’Acqua per miscelare due polveri, che nella solutio trovano l’amalgama.
Il Fuoco per fondere due metalli, che generano una lega.

Però, se penso a un’immagine evocativa che rappresenti il concetto di solitudine, mi viene in mente un quadro affascinante, dai colori sapientemente dosati e il tratto garbato, intitolato: Le Ninfee di Claude Monet.

E se osservo la natura, il concetto è ancora più chiaro. La Ninfea rispetta la sua solitudine ma non si isola perché condivide lo specchio lacustre con le sue “compagne”. Nel rispetto dalla propria autonomia e delle necessarie “distanze”.
Dove fiore, stelo, foglia, radici, creano un microcosmo a sé stante, ma fa parte del “tutto”.

Un equilibrio perfetto che potrei paragonare a un mix di ingredienti sapientemente dosati, e tali da rendere pregevole anche un semplice piatto di spaghetti al pomodoro.
Che tutti possono cucinare con stile, pur non avendo partecipato all’ultima edizione di Master Chef.

Basta avere l’accortezza di scegliere con cura la qualità degli ingredienti: una pasta fatta in casa con della farina macinata a pietra. Condita con del sugo preparato con i pomodori dell’orto. Guarnita con del basilico fresco, e una spruzzata di Parmigiano Reggiano d.o.p stagionato 36 mesi, grattugiato al momento.

…Rileggendo questo ultima parte però, mi sorge un dubbio: ma non è che l’universo mi sta suggerendo di cambiare mestiere?

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